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Anche quest’anno il Colle dell’Assietta, tra le vette che separano la Val Chisone dalla Val di Susa, è tornato ad accogliere la Festa del Piemonte, commemorazione della celebre battaglia del 19 luglio 1747, quando le truppe austro-piemontesi, in netta inferiorità numerica, riuscirono a respingere l’offensiva franco-spagnola. Un successo militare che rafforzò il prestigio del Piemonte a livello internazionale e contribuì alla definizione dei confini nazionali, preludio all’Unità d’Italia.
L’evento, che ha visto la partecipazione di numerosi sindaci, amministratori e cittadini, si è svolto in un contesto paesaggistico suggestivo e carico di significato storico. A rappresentare il Consiglio regionale del Piemonte è stato il presidente Davide Nicco, che ha voluto rimarcare il valore simbolico di questa celebrazione.
"Essere qui oggi è un’emozione profonda – ha affermato –. Questo è un luogo che incanta per la sua bellezza, ma soprattutto parla di coraggio, di identità e delle nostre radici. Su queste montagne, un pugno di uomini scelse di resistere. Il grido ’Nojàutri i bogioma nen’ fu più di uno slogan: fu una dichiarazione d’amore per la propria terra".
Nel corso dell’intervento, Nicco ha ringraziato l’Associazione Festa dël Piemont al Còl ëd l’Assieta, la Protezione Civile, il personale del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand e Monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, per aver contribuito a rendere ancora più profondo il senso della ricorrenza, sottolineando anche l’importanza della fede e dei valori cristiani come bussola morale della comunità piemontese.
Istituzionalizzata due anni fa per volontà dell’allora presidente Stefano Allasia, la Festa del Piemonte è diventata un appuntamento fondamentale per rinsaldare lo spirito di appartenenza alla comunità. "È un’occasione per guardare al passato con riconoscenza – ha aggiunto Nicco – e al futuro con speranza. Valori come la libertà, la dignità, il dovere non sono un’eredità casuale: ci sono stati consegnati. A noi il compito di custodirli e tramandarli, con azioni concrete, ogni giorno. Finché ci sarà qualcuno pronto a dire ‘Nojàutri i bogioma nen’, niente sarà davvero perduto".