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Un’altra storia amara arriva dal carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Un detenuto italiano quarantacinquenne si è tolto la vita impiccandosi con un cappio rudimentale ricavato da un lenzuolo. E’ successo nel bagno della cella dove era ristretto. Il dramma si è consumato nella prima sezione del padiglione C. A rendere conto della tragedia è, ancora una volta, l’Osapp, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria che commenta: "Il 53/o morto in carcere dopo essersi tolto la vita pone in dubbio la stessa organizzazione dell’amministrazione penitenziaria - dichiara il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci -. Noi dell’Osapp sosteniamo che sia solo una delle punte dell’iceberg penitenziario che oltre a chi decide di togliersi la vita comprende risse e aggressioni, traffici di telefoni e di sostanze stupefacenti, sindromi psichiatriche e assenza di assistenza sanitaria per i malati. Tutto gestito da personale di polizia penitenziaria che non ha i mezzi e gli organici e su cui pende la costante spada di Damocle dei procedimenti disciplinari e penali". Il segretario poi fa un appello: "La verità anche per i suicidi in carcere è che l’amministrazione penitenziaria centrale - il Dap come adesso è costosa e inutile e va commissariata o chiusa del tutto. Altrettanto la polizia penitenziaria, che è l’unico corpo di polizia con funzioni risocializzanti, deve essere gestito da un’amministrazione appropriata e idonea che non è l’attuale".
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