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Cinque aziende su 10 con irregolarità. E’ quanto hanno scoperto i carabinieri in provincia di Cuneo nel corso dell’articolazione locale di una campagna nazionale di controlli per il contrasto del fenomeno del caporalato in agricoltura. I militari hanno impiegato personale delle stazioni territoriali dell’Arma appositamente formato per occasione e gli specialisti del Nil (nucleo ispettorato del lavoro). A una delle cinque aziende è stato imposta la sospensione dell’attività per avere messo al lavoro personale in nero in misura superiore al 10%. In un caso è stato accertato il mancato rispetto del "protocollo rischio calore", con la violazione dell’ordinanza del 1/o luglio con cui la giunta regionale ha previsto, per chi lavora nel settore agricolo in condizioni di esposizione diretta e prolungata al sole in attività fisica intensa, il divieto di lavoro tra le 12:30 e le 16:00. Sono cinque i datori di lavoro ai quali verranno contestate irregolarità legate a lavoro nero, pagamenti di retribuzioni con strumenti non tracciabili, orari di lavoro superiori a quelli registrati, violazioni relative a omesse visite mediche per l’accertamento dell’idoneità al lavoro e omessa formazione dei lavoratori. Dei 73 lavoratori controllati - 70 dei quali migranti - cinque erano occupati in nero. Uno di loro era irregolare nel territorio nazionale ed è stato espulso.

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