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Una e-mail mai letta in tempo, decisioni contraddittorie e una pianificazione definita “pessima”: sono gli elementi che emergono dall’inchiesta sul disastro ferroviario di Brandizzo, dove la notte del 30 agosto 2023 cinque operai persero la vita travolti da un treno.
Secondo quanto riportato da *La Repubblica*, quella sera era prevista un’interruzione dei convogli di quattro ore e mezza tra Chivasso e Brandizzo, poi annullata da Rfi per consentire il passaggio di alcuni treni deviati a causa di altri cantieri. La comunicazione però sarebbe stata recepita con una settimana di ritardo, dando origine a una trattativa improvvisata sul posto per ottenere uno stop ridotto di soli novanta minuti.
Lo Spresal dell’Asl To3, incaricato dalla procura di Ivrea di ricostruire i fatti, parla di una “conversazione fra sordi” che ha portato a un’interruzione tecnica insufficiente e a un avvio anticipato dei lavori. “Si sarebbe potuto modificare il percorso o l’orario dei treni – scrivono i tecnici – ma la mancanza di riunioni formalizzate, i programmi continuamente cambiati e le informazioni tardive hanno creato un quadro desolante, aggravato da errori umani”.
Al centro delle indagini anche le responsabilità operative: il capo tecnico di Rfi, Antonio Massa, stava discutendo a voce con la capostazione di Chivasso proprio mentre sopraggiungeva il treno. Non esiste alcun documento ufficiale che certifichi chi autorizzò i lavori in quelle condizioni. Resta però una certezza, secondo gli investigatori: “Chiunque abbia preso quella decisione, era consapevole che la finestra senza traffico ferroviario fosse estremamente limitata”.