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Il nodo della sostenibilità economica
Dal dibattito è emersa una convinzione condivisa: le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano uno degli strumenti più promettenti per accelerare la transizione energetica, ma la loro diffusione su larga scala dipenderà dalla bancabilità dei progetti e dalla sostenibilità finanziaria di lungo periodo. Oggi, la complessità delle configurazioni (prosumer, cooperative, enti religiosi, fondazioni) rende difficoltoso per gli istituti di credito applicare criteri di valutazione standardizzati. Le CER rimangono realtà fluide, con governance variabili e capacità finanziarie eterogenee.
Le sfide del credito alle CER
Un punto chiave del confronto ha riguardato il bisogno di redigere business plan solidi e credibili, capaci di fornire proiezioni attendibili di ricavi e flussi di cassa. Come hanno sottolineato diversi relatori, tuttavia, le previsioni economiche si mantengono complesse: incidono la volatilità dei prezzi energetici, la durata della partecipazione dei membri e la variabilità dei criteri di incentivazione. Anche le voci più stabili (come il risparmio in bolletta o la vendita delle eccedenze) risultano intaccate da dinamiche di mercato e politiche difficilmente prevedibili.
Sul fronte delle garanzie, è stata sottolineata l’importanza di ampliare gli strumenti pubblici. Il Fondo Centrale per le PMI (ex L.662/1996) offre oggi una copertura parziale anche al terzo settore, ma con restrizioni di accesso e plafond spesso insufficienti per impianti di media taglia. In positivo, è stata segnalata la recente linea da 10 milioni di euro introdotta dal Decreto Omnibus di giugno 2025 per enti non iscritti al RUNTS, primo passo verso un’estensione maggiormente inclusiva delle garanzie collettive.
Per Solexpert, che affianca imprese nel percorso di adesione o costituzione di CER, questi elementi confermano l’urgenza di integrare le valutazioni tecniche con una pianificazione finanziaria strutturata, indispensabile per dialogare in modo efficace con il sistema bancario e accedere a strumenti di credito agevolato o garantito.
Il PNRR e la questione dell’anticipo
Molto si è trattato dei contributi a fondo perduto del PNRR, che possono coprire fino al 40% dell’investimento. Una misura importante per l’equilibrio economico delle iniziative, ma non priva di criticità: il contributo viene infatti erogato solo a progetto concluso, costringendo gli istituti di credito ad anticipare liquidità in presenza di incertezze legate all’assegnazione o ai tempi di rimborso.
Come emerso dal confronto, il fondo perduto non può essere considerato l’obiettivo ultimo, ma uno mezzo di accompagnamento a progetti territoriali radicati, capaci di generare valore e partecipazione.
Verso modelli di comunità
Argomento di dialogo anche la maturità dei modelli di governance. Molte Comunità Energetiche, è stato osservato, nascono ancora oggi per cogliere occasioni incentivanti più che per rispondere a una visione territoriale condivisa. Di conseguenza l’importanza di rafforzare la componente progettuale e le competenze tecniche e gestionali, soprattutto per gli attori del terzo settore. Sono stati presentati esempi virtuosi di cooperazione privato-sociale e filantropia energetica: donazioni di impianti fotovoltaici o cofinanziamenti con fondazioni, che intervengono a monte del ciclo di vita della CER per sostenerne l’avvio e la governance.
Volontariato energetico e coesione sociale
Un elemento innovativo discusso durante il webinar riguarda i modelli di volontariato energetico, in cui parte degli incentivi viene dispensata dai membri economicamente più solidi a fondi di sostegno per famiglie vulnerabili. Queste esperienze mostrano come le Comunità Energetiche possano evolvere oltre la dimensione tecnica, diventando motori di inclusione sociale e rigenerazione comunitaria, in linea con l’obiettivo IFEC di promuovere un modello energetico equo e partecipativo.
Comunità energetiche: l’energia come bene condiviso
Le CER segnano un passaggio culturale oltre che tecnologico: l’energia smette di essere solo merce per diventare infrastruttura di coesione. Il loro sviluppo non dipende solo dagli incentivi, ma dalla capacità di costruire reti territoriali, condividere competenze e includere soggetti fragili nei benefici della transizione. Serve una visione che unisca efficienza, equità e partecipazione, trasformando la sostenibilità in un valore vissuto. Il dibattito resta aperto, e non riguarda più solo l’energia.
Una visione di sistema per la transizione
In chiusura, i relatori — tra cui Romano Borchiellini (Politecnico di Torino), Stefania Lenoci (World Bank Group), Carlo Scippa (Intesa Sanpaolo) e Bianca Piserchia (Fondazione Banco dell’Energia) — hanno ribadito la necessità di costruire un ecosistema finanziario integrato. La finanza può diventare una leva decisiva solo se sostenuta da regole stabili, governance multilivello e processi di accompagnamento condivisi.
La sfida oggi, come sottolinea Solexpert, non è soltanto tecnologica o normativa, ma sistemica: serve un approccio che unisca competenze energetiche, finanziarie e territoriali, affinché la transizione diventi davvero accessibile, inclusiva e replicabile su scala nazionale.
Questo contributo è ispirato a un approfondimento pubblicato da sul nostro sito. Solexpert - fotovoltaico facile.
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