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Lo schema dei 30 secondi: problema ? soluzione ? impatto
Questo schema nasce da un principio di storytelling istituzionale: ogni progetto è una risposta a un bisogno.
1. Problema ? Descrivere il punto di partenza, cioè la sfida che il progetto affronta. Serve chiarezza e misura: una frase diretta, senza tecnicismi. Esempio: “Nel nostro territorio mancava un sistema di raccolta dati condiviso tra enti pubblici.”
2. Soluzione ? Spiegare in cosa consiste l’intervento: l’azione concreta, le risorse impiegate, il metodo scelto. “Abbiamo sviluppato una piattaforma digitale che integra i dati dei Comuni e li rende consultabili in tempo reale.”
3. Impatto ? Far percepire i risultati e i benefici per la collettività. Non basta dire cosa si è fatto: bisogna chiarire perché conta. “Questo permette decisioni più rapide, trasparenza amministrativa e migliori servizi per i cittadini.”
In 30 secondi, questo schema trasforma la complessità in una linea narrativa comprensibile. È lo strumento ideale per conferenze stampa, colloqui con partner, incontri pubblici, video istituzionali o presentazioni di progetti finanziati.
Perché funziona con stakeholder, giornalisti e partner
Il modello “problema–soluzione–impatto” funziona perché risponde ai 3 interrogativi che ogni interlocutore si pone: perché è importante? cosa avete fatto? cosa cambia? Gli stakeholder apprezzano la chiarezza, i giornalisti colgono subito l’angolo notiziabile, i partner individuano i punti di collaborazione.
Questo schema, come nota MOOV Comunicazione, non semplifica: struttura. Aiuta a passare da un racconto tecnico a uno strategico, capace di far emergere il valore pubblico del progetto. Nei contesti istituzionali, la linearità non impoverisce, ma orienta: permette di partire dall’essenziale e approfondire solo se richiesto. Significa non solo saper comunicare, ma saper farsi comprendere.
Esercizio pratico: riscrivere per capire
Mettere in pratica questo schema è più difficile di quanto sembri. Un buon esercizio consiste nel prendere la descrizione estesa di un progetto (ad esempio una relazione tecnica o una scheda per la rendicontazione) e ridurla a 3 frasi, ognuna corrispondente a una parte dello schema.
Leggile ad alta voce davanti a un collega che non conosce il progetto: se riesce a spiegartelo in modo coerente, la sintesi è riuscita. Se deve chiedere chiarimenti, probabilmente il messaggio va ricentrato.
Questo tipo di esercizio, se ripetuto nel tempo, aiuta non solo a migliorare la comunicazione, ma anche a chiarire la direzione strategica del lavoro.
La chiarezza come competenza strategica del leader
La sintesi efficace è una delle abilità più sottovalutate nella leadership contemporanea. Chi sa raccontare un progetto in modo essenziale dimostra non solo padronanza dei contenuti, ma anche capacità di visione. Ridurre non significa impoverire: significa decidere cosa conta. In un’epoca in cui l’attenzione è frammentata, la chiarezza diventa una forma di potere comunicativo e decisionale. Una lezione utile per ogni organizzazione che voglia far emergere il proprio messaggio in un mondo saturo di parole.
Se non lo sai spiegare in breve, forse non lo hai capito davvero
Un progetto che non si riesce a sintetizzare probabilmente non è ancora stato davvero compreso. La capacità di sintesi è una forma di controllo concettuale: costringe a ordinare le priorità, a distinguere i dati operativi dal messaggio politico o istituzionale, a rendere visibile l’impatto. Per chi lavora nella comunicazione pubblica, la brevità è quindi un indice di trasparenza e di efficacia.
Come ricorda spesso MOOV Comunicazione, in 30 secondi non si dice “meno”: si dice meglio. È la dimostrazione che dietro ogni progetto complesso c’è una visione capace di farsi capire — e di lasciare un segno.
Questo contributo è ispirato a un approfondimento pubblicato sul nostro sito. MOOV Comunicazione.
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