Condividi:

Se il Sud, come si evidenzia da anni, è l’area del Paese dove i pensionati superano coloro che lavorano. Al Nord la situazione va si un po’ meglio ma non c’è troppo da sorridere. I dati arrivano dal nuovo rapporto della Cgia di Mestre che analizza anche da vicino il Piemonte. Sul nostro territorio tre province contano già più pensionati che lavoratori attivi e dove quindi il saldo è negativo. Si tratta di Alessandria (-6.443), Vercelli (-7.068) e Biella (-9.341).
Nel resto della regione la situazione è ancora in positivo, ma con margini che diventano sempre più sottili: Torino conta 959.476 occupati contro 864.550 pensioni (saldo positivo di 94.926 unità), Cuneo +28.199, Novara +15.112, Asti +3.603, mentre Verbano-Cusio-Ossola resta appena sopra la parità (+3.388). Una distribuzione che fotografa una regione dai due volti: il Piemonte industriale e metropolitano che resiste e quello periferico e agricolo che fa fatica a risalire la china.
Sono oltre 1milione e 700mila i pensionati in Piemonte su oltre 1 milione e 800mila lavoratori. Dati che ad un primo sguardo non sembrano così preoccupanti ma la ricerca pone un allarme: con sempre più pensionati e un numero di occupati destinato a rimanere stabile, la spesa pubblica è destinata a crescere, rischiando di compromettere l’equilibrio dei conti e la tenuta economica e sociale. L’unica cura possibile – come si legge nel report– è ampliare la base occupazionale, facendo emergere il lavoro sommerso e rilanciando la partecipazione di giovani e donne, ancora tra le più basse d’Europa. Secondo l’Istat, nel 2023 il lavoro irregolare contava 3 milioni e 132mila unità di lavoro a tempo pieno, di cui oltre 2,2 milioni come dipendenti. Un esercito di invisibili in aumento del 4,9% rispetto al 2022.

Tutti gli articoli