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La procura generale alla Corte di assise d'Appello di Torino ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per il gioielliere di Grinzane condannato a 17 anni di reclusione per avere ucciso nel 2021 due rapinatori a colpi di pistola. I rappresentanti della pubblica accusa hanno escluso la tesi della legittima difesa. "La sua non fu legittima difesa, fu una illegittima vendetta" ha sostenuto uno dei due magistrati. In aula è stata riproposta la visione dei filmati della videosorveglianza, che documentarono l'inseguimento e gli spari in strada, e gli audio delle chiamate dell'imputato al 112. "Sono prove che parlano da sole", ha detto, sottolineando come non sia credibile la tesi che il gioielliere credesse di stare evitando che la moglie venisse presa in ostaggio: "La donna era rimasta nel negozio e lui lo sapeva. Il suo proposito era uccidere perché, come disse in una intervista successiva, voleva evitare che i rapinatori 'la facessero franca' come quelli che avevano assaltato la gioielleria nel 2015. Ma loro erano stati arrestati e condannati. Il punto è che evidentemente aL 71enne così non piaceva. Quindi è diventato giudice e carnefice, ripristinando la pena di morte per evitare processi lunghi e noiosi. Ci è riuscito con due, con il terzo no" ha concluso uno dei magistrati. La Corte ha aggiornato l'udienza alla prossima settimana. Si è appreso, intanto, che il 3 dicembre sarà al vaglio della Cassazione la ricusazione dei giudici torinesi da parte degli avvocati del gioielliere, legata a considerazioni espresse dai magistrati nell'ambito di un provvedimento preso in una fase precedente. In attesa della decisione della Suprema Corte, il processo continuerà.

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