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La Procura di Torino ha richiesto oggi dieci condanne per un totale di 37 anni e mezzo di carcere nei confronti di altrettanti attivisti No Tav, coinvolti in un processo relativo agli scontri avvenuti in Valle di Susa il 24 luglio 2020, durante un alterco con le forze dell’ordine. Il tribunale non ha emesso una sentenza, ma ha deciso di correggere i capi d’accusa, al fine di fornire una ricostruzione più precisa degli eventi. La causa è stata rinviata a luglio per ulteriori sviluppi.
Un episodio importante oggetto del processo riguarda il ferimento di Gianmaria Sertorio, dirigente di polizia e attuale Questore di Aosta, che fu colpito alla testa con un lungo palo durante gli scontri. In quella data, le forze dell’ordine erano intervenute per rimuovere delle barricate erette dai manifestanti No Tav su un sentiero vicino al cantiere di Chiomonte. Gli attivisti si opposero fermamente all’operazione e uno degli imputati ha dichiarato che molti di loro credevano che l’intervento mirasse in realtà a sgomberare un presidio situato nella zona conosciuta come "Dei Mulini".
Il palo, secondo le testimonianze, era stato portato da un manifestante con l’intento di utilizzarlo per tracciare una sorta di linea divisoria davanti agli agenti in tenuta antisommossa. I filmati mostrano che il palo venne preso sia da un funzionario di polizia che da alcuni manifestanti, scatenando una specie di "tira e molla". Durante questo scambio, il palo cadde di lato, ferendo Sertorio e un commissario di polizia, quest’ultimo costituitosi parte civile nel processo. Le difese hanno sostenuto che l’incidente fosse involontario, mentre l’accusa ha parlato di un "atteggiamento aggressivo" e di una "logica di contrapposizione", accostando l’incidente a una situazione di "rischio accettato".
Le pene proposte dalla Procura per otto degli imputati vanno dai 3 anni e 3 mesi ai 4 anni e 4 mesi di reclusione. La modifica dei capi di accusa, che riguarda le ragioni alla base della mobilitazione dei No Tav, non cambia i singoli episodi o comportamenti, ma riflette un aggiornamento delle motivazioni che portarono alla protesta.