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Il sostituto procuratore Mario Pesucci ha chiesto la condanna per tutti e quattro gli imputati del processo con rito abbreviato legato alle presunte torture nel carcere di Cuneo. La pena più alta, tre anni e due mesi, è stata richiesta per l’ispettore Giovanni Viviani, responsabile del padiglione Gesso, dove secondo l’accusa sarebbero avvenuti i pestaggi. Viviani, insieme ad alcuni agenti fuori servizio, sarebbe entrato nella cella 417 la sera del 20 giugno 2023, dando inizio alle violenze nei confronti di quattro detenuti pakistani che protestavano picchiando sui blindi della cella. La protesta era scaturita dal fatto che un detenuto della cella vicina, anch’egli pakistano, lamentava forti dolori alla gamba senza ricevere assistenza medica.

Per il medico del carcere Abdulssam Mwassi, accusato di falso, omissione di referto e favoreggiamento, la richiesta di pena è di un anno e sei mesi. A un anno è invece la richiesta per due agenti indagati per falso. La discussione delle difese si concluderà il 12 gennaio, data in cui il gup Edmondo Pio dovrebbe pronunciarsi.

Nel procedimento sono parti civili i detenuti e il garante regionale dei detenuti, che tramite i propri legali ha chiesto un risarcimento simbolico, con una provvisionale da destinare alla casa circondariale: 5 mila euro per i casi di tortura e 2.500 euro per gli altri reati.

Il 28 gennaio inizierà il processo per i restanti dieci imputati, tra cui l’ex comandante della Polizia Penitenziaria Erminia Froio, accusata di omissione di denuncia. L’indagine, avviata nell’ottobre 2023, coinvolgeva inizialmente 35 persone, delle quali ventuno posizioni sono state successivamente archiviate.

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