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Il Piemonte trema, la situazione dei dazi impensierisce la regione, l ’Italia e il mondo intero. Un modo che si sta svegliando male con mercati in borsa in ribasso dopo la lettera di sabato inviata da Donald Trump a Ursula Von Der Leyen in cui si annunciavano dazi del 30 per cento dal primo agosto su tutti i prodotti dell’Unione Europea. Un colpo da oltre un miliardo e mezzo di euro nei conti delle aziende piemontesi esportatrici negli Usa e che sta interessando anche il mondo azionario.  Le aziende italiane che esportano negli usa sono 44mila, un vero e proprio habitat che unisce da sempre i due paesi dal punto di vista economico. L’Ufficio studi della CGIA comunica che nel caso i dazi imposti dall’Amministrazione Trump dovessero rimanere gli stessi di oggi costerebbero al nostro Paese 3,5 miliardi di euro circa di mancate esportazioni. Se, invece, le tariffe doganali dovessero essere innalzate al 20 per cento, il danno economico ammonterebbe fino a 12 miliardi di euro. La stangata sarebbe di più di 35 miliardi di euro con dazi al 30%. Nonostante le difficoltà del momento, Esorta tutta via a vedere il bicchiere mezzo pieno.

La Città Metropolitana di Milano è l’area geografica del Paese che esporta di più verso gli Stati Uniti: Seguono Firenze, Modena, Bologna, e Torino con 2,5 miliardi di euro. Tutte assieme queste cinque realtà territoriali esportano quasi un terzo del totale nazionale delle merci destinate negli USA. Il Piemonte è la sesta regione italiana per export di prodotti in America con il 54,8%. i primi 3 prodotti piemontesi esportati negli USA sono macchine di impiego generale, autoveicoli e bevande.

Torino è la quinta provincia italiana, con una percentuale del 3,9%. Dai numeri è facile comprendere quanto possa essere toccata la regione Piemonte, con un giro totale di circa 4 miliardi di euro. Secondo un’analisi di Cna, il Piemonte, indirizza sugli Stati Uniti una quota superiore al 14% dell’export totale. Materiali e macchinari che alimentano l’industria dell’automotive americana arrivano proprio dalle aziende attive nella principale regione del Nord-Ovest e che di riflesso potrebbero essere colpite più duramente dall’inasprimento dei dazi doganali. E poi c’è il settore vitivinicolo, il pericolo di dazi al 30% investirebbe tutte le principali etichette da Nord a Sud: in particolare in Piemonte potrebbero esserci aumenti di prezzo sul mercato americano di alcuni vini del territorio, nello specifico quello della barbera.









 

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