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Si è conclusa stamane l’ultima fase dell’indagine Djali, iniziata dai carabinieri di Bra (Cuneo) nell’ottobre dello scorso anno. Sono state arrestate undici persone di nazionalità albanese, tutte ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di spaccio, produzione e coltivazione di sostanze stupefacenti e furto di energia elettrica. Altre sette sono ricercate in ambito internazionale.  L’Arma ha recuperato più di una tonnellata di sostanza stupefacente . Il valore stimato, per la vendita al dettaglio, ammonta a circa un milione e mezzo di euro. Durante l’operazione e le attività di perquisizione ai domicili sono stati rivenuti anche 800 grammi di cocaina e 15mila euro in contanti.  Sono tre, secondo gli investigatori, i gruppi criminali che operavano sul territorio. Due erano dediti allo spaccio al dettaglio di cocaina, in particolare nella zona del Braidese, tramite la tecnica del "djali" (che in lingua albanese significa ragazzo). Giovani uomini, incensurati, venivano fatti arrivare in Italia con un visto turistico e impegnati come pusher, con uno "stipendio" mensile di circa 3mila euro. Allo scadere dei tre mesi venivano rimpatriati e sostituiti da altri connazionali. Un terzo gruppo si era invece specializzato nella coltivazione indoor di cannabis sativa, con piantagioni attive
in diverse località del nord Italia e capaci di generare guadagni milionari. Veri e propri professionisti, tanto da venire chiamati come consulenti per la coltivazione da altri sodalizi criminali. 

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