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Costruzione di edifici, fabbricati, discariche, grandi infrastrutture e aree impermeabili come piazzali, parcheggi, cortili, campi sportivi. Tutte queste opere contribuiscono pesantemente al consumo di suolo. E La RegionePiemonte ha annunciato 12 milioni di euro proprio per limitare questo fenomeno, dalla montagna alla pianura. I fondi in arrivo dal Ministero dell’Ambiente andranno a finanziare attività di rinaturalizzazione di zone degradate, in particolare interventi di de-impermeabilizzazione, coprendo in parte o del tutto i costi di progetti comunali.
Ma queste risorse della Regione basteranno a cambiare il trend in corso? L’obiettivo che si è data l’Italia è azzerare il consumo di suolo entro il 2030, venti anni in anticipo rispetto al traguardo dato dall’Unione Europea. I dati forniti dal monitoraggio del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale non portano però buone notizie: nel 2022 e 2023, a livello nazionale, sono stati consumati 7200 ettari di suolo e ne sono stati ripristinati soltanto 800. Il recupero è stato inferiore rispetto sia alla superficie consumata in modo permanente parliamo di 1300 ha) sia a quel suolo che da reversibile è diventato irreversibile, impermeabilizzandosi, in questo caso 1200 ha).
Guardando al Piemonte, si tratta della quarta Regione in assoluto per superficie di suolo consumato, i dati si riferiscono fino al 2023), con 170 mila ettari, pari al 6,72% del totale, poco sotto la media italiana del 7,16%. Rapportato alla popolazione, ogni piemontese "consuma" 402 metri quadri. Nel biennio 2022-2023, l’aumento è stato di 1,30 metri quadri per abitante l’anno. I nuovi ettari consumati sono stati 553, pari allo 0,33% del totale della superficie della Regione. Paragonando il Piemonte alla Lombardia, quest’ultima negli stessi anni ha consumato 728 ettari di suolo, equivalente allo 0,25% della superficie regionale.
Scendendo ancor più nel dettaglio Torino è sul podio di questa preoccupante classifica. Al 2023 nella provincia Torino risultano consumati 56 mila ettari di suolo, pari all’8,58% della superficie totale. Si tratta della seconda provincia d’Italia, seconda solo a Roma (70 mila ettari). Per fare un confronto: Milano ha 50 mila ettari consumati per una percentuale del 32%, anche se pesano molto l’estensione della provincia e l’assenza di territori montani. Nel Torinese alcuni degli interventi hanno contribuito in modo importante allo sfruttamento del suolo come lo svincolo tra la frazione Aré e Caluso, l’ampliamento della SS26 e nuovi insediamenti commerciali nella zona nord di Torino: 2 ettari consumati per il polo commerciale di Torino Stura e 2,5 ettari per il cantiere dell’idropolitana di via Botticelli.
Tra le opere che rendono il suolo degradato in modo permanente ci sono la costruzione di edifici, fabbricati, discariche, grandi infrastrutture e aree impermeabili come piazzali, parcheggi, cortili, campi sportivi. Al contrario, strade sterrate, aree in terra battuta e campo fotovoltaici consumano il suolo in modo reversibile.